Ci sono giorni che non puoi dimenticare, giorni che metti nell'archivio della memoria e che resteranno li per sempre, nitidi e vividi.
Sabato e domenica sono stati così.
Ringrazio ogni giorno l'Universo per tutta la ricchezza che mi sta offrendo. Non sono più triste e sconfortata per quello che non ho, ma grata e felice per tutto quello che ogni giorno ricevo dalla vita e quello che mi manca non brucia più così tanto.
Sabato era il mio compleanno e ho fatto una piccola cena, con gli amici più cari, quelli che mi scaldano il cuore e che mi hanno insegnato tanto e con i miei ragazzi.
Abbiamo mangiato cibo semplice e chiacchierato fino a mezzanotte, quando alla luce di una luna quasi piena, abbiamo meditato a lume di candela sull'erbe, tenendoci per mano.
Domenica invece sono andata nei boschi del Cansiglio a conoscere la faggeta. Accompagnata da un moderno alchimista, uomo particolare, prezioso ed empatico, mi sono approcciata al bosco piano piano, presentandomi, chiedendo il permesso di accesso.
Eravamo un piccolo gruppo di anime e con gli alberi abbiamo parlato, aspettando pazientemente la loro risposta che è arrivata sotto forma di un frusciare di foglie o un raggio di sole attraverso i rami.
Nel bosco abbiamo giocato, parlato, dipinto e ci siamo commossi di fronte alle nostre fragilità. Nel bosco tutti diventano piccoli e umili, perché gli alberi, anime antiche e sagge, ci fanno sempre sentire così!
E poi siamo andati a trovare un vecchio saggio, un faggio secolare che ci ha invitati al silenzio perché nella parola, nel chiacchiericcio a volte inutile, perdiamo e non riusciamo a sentire la voce della nostra anima.
Troppo presi da tutto, da troppo, non sentiamo più il suo messaggio. Lei sa, dobbiamo imparare ad ascoltarla di più, lei sa!
Ecco, sono questi i giorni che riporrò nella mia memoria più profonda e non ne parlerò più perché parlandone i colori sbiadiscono e i messaggi si fanno più sibillini.
Ci sono cose che non si possono condividere troppo, ci sono cose che bisogna tenersi dentro e proteggere.
Grazie, ne voglio ancora.
Francesca