L'uomo che più di chiunque altro ha segnato la mia vita, gli ha dato, non tanto una direzione perchè poi l'attrice non ho continuato a farla, ma una impostazione, un sapore e un'impronta di passione è stato Giorgio Albertazzi.
Per me era un Amico, un Maestro, una sorta di Padre Interiore... la persona a cui chiedevo consiglio nei momenti più difficili della mia giovinezza e adolescenza, colui che sapevo che c'era e finchè c'era potevo contare su di lui.
Adesso non c'è più e mi mancherà.
Conobbi Giorgio per caso, all'età di 14 anni. Ero andata a teatro con mia madre e le mie sorelle a vedere l'"Enrico IV" di Pirandello e dopo lo spettacolo il protagonista si era intrattenuto per un po' con il pubblico in sala. Come succede in alcune favole, il grande attore mi vede e subito resta colpito da me.
Mia madre, donna volitiva e intraprendente, invita l'intera compagnia a cena per la sera successiva e inaspettatamente Giorgio accetta a nome di tutti.
Non sono alla fine venuti tutti ma lui si, insieme a due giovani attori della compagnia teatrale.
Durante questa prima, emozionantissima cena, Giorgio mi chiede se mi piacerebbe lavorare con lui.
Si, è successo così... ne' più, ne' meno!
Ho il viso, la grazia, la delicatezza, la voce e il fisico perfetto per una parte nel suo prossimo spettacolo. Sta giusto cercando una ragazzina come me, bionda, minuta e delicata...
Come in un sogno accetto!
Un mese dopo volo a Roma per il provino. Si, è vero che lui è un grande attore, importante e famoso ma l'ultima parola spetta al regista.
Il regista è felicissimo. Presa!!!
Si era nel mese di febbraio. A giugno, a Roma, al Teatro Giulio Cesare cominciarono le prove.
La compagnia era immensa, 18 solo gli attori, un numeroso gruppo fra elettricisti, tecnici, sarte, personale amministrativo... insomma un carrozzone immenso che mi affascinava.
Alloggiavo nello stesso Residence di Giorgio, ai Parioli, e avevo la stanza accanto alla sua.
Di notte lo sentivo lavorare. Sembrava non dormisse mai.
In quel periodo stava scrivendo la sua autobiografia, "Un perdente di successo", e il ticchettio della macchina da scrivere mi accompagnava tutte le sere in un mondo di sogni fatto apposta per una ragazzina come me.
La copertina del libro è infatti una foto di scena dello spettacolo che stavamo preparando: il "Riccardo III" di William Shakespeare.
Ricorderò sempre la mia prima prova sul palcoscenico. Il copione enorme tenuto in mano, le mie battute evidenziare in arancione, le gambe che tremavano. Mi sentivo piccola piccola in uno spazio vuoto così immenso, piccola e sola. Il regista da il via e per l'emozione e la tensione il copione mi cade e tutti i fogli si sparpagliano sul tavolato. Tutti i presenti si mettono le mani nei capelli: porta male, porta male (gli attori, sapete, sono molto superstiziosi!). Ero imbarazzatissima ma Giorgio, sul palco pure lui, si accovaccia accanto a me e mi aiuta a raccogliere i fogli, poi mi dice calmo: Adesso sbatti il copione tre volte sul pavimento. Ecco, adesso porta bene!!!".
La prima assoluta dello spettacolo è a luglio, in occasione della stagione estiva del Teatro Romano di Verona.
Giuro, la sera della prima avevo voglia di scappare. Tutto mi sembrava troppo grande per me.
Che ci facevo io in quel teatro, accanto ad un attore tanto famoso? Mi tremavano le gambe. Pensavo: tanto la mia parte non è essenziale, possono fare anche senza di me... Un piccolo taglio e via!!!
Ma sono rimasta, affrontando la mia timidezza, il terrore di dimenticare le battute e la paura di tutti quegli occhi che mi guardavano attenti.
Quella sera ho raccolto gli applausi rivolti a me, a me sola, con una gioia che mi faceva scoppiare il cuore. Giorgio, nei minuti dedicati agli applausi, mi ha preso la mano e mi ha accompagnata in mezzo al palcoscenico. La più giovane della compagnia al suo debutto assoluto!!!
Un inizio alla grande!!!
Dopo Verona ci siamo tutti trasferiti in Sicilia per la stagione estiva del Teatro Greco di Taormina. Spettacolare quel teatro ed emozionantissimo recitare li.
Nei vari spostamenti, essendo io minorenne, mi accompagnava mia madre.
Durante il giorno si andava in spiaggia a fare il bagno, poi si pranzava quasi sempre tutta la compagnia insieme e la sera, dopo lo spettacolo, si andava fuori a cena e si restava a chiacchierare fino a tardi. Forse non era la vita ideale per una ragazzina della mia età, ma l'arricchimento che ne ho ricevuto è stato incommensurabile. Quell'estate ho conosciuto Bianca Toccafondi, Anna Proclemer, Vittorio Gassman, Massimo Troisi ed Enrico Maria Salerno. Con Troisi, in particolare, ci ho passato parecchio tempo!
A metà agosto sono ritornata a casa, con la prospettiva però di una intera tournee in giro per l'Italia che sarebbe incominciata all'inizio di ottobre.
A Ottobre il carrozzone è ripartito da Arezzo e da li siamo andati dappertutto, per quasi un anno intero. Non sempre mia mamma mi poteva accompagnare e così mi aveva affidato ad un'attrice della compagnia. Ma a Firenze, siccome Dorotea non poteva tenermi perchè era lei stessa ospite da amici, sono stata affidata a Giorgio. Per tre settimane mi ha fatto da padre!
Dove andava lui, andavo anche io. Mi gonfiavo di orgoglio quando, in giro per la città o nei ristoranti, lo fermavano per un autografo e io ero li, con lui... Quando era invitato da qualcuno, ci portava anche me. In quel periodo ho fatto e visto cose e persone pazzesche, ma non me ne rendevo conto perchè ero una ragazzina e molte cose non le sapevo.
Per farvi un esempio: un giorno a mezzogiorno Giorgio mi chiama e mi dice che saremmo andati a pranzo con uno scrittore. Va bene, mi preparo. Prendiamo un taxi, solito tassista che fa i complimenti, Giorgio che mi presenta come sua pupilla... Arriviamo al ristorante dove, in un tavolino un po' in disparte nella sala ci aspetta un uomo anziano, cordiale e gentile.
Insomma, ho pranzato con Giorgio Albertazzi e Mario Luzi.... vi rendete conto?
La tournee è davvero lunga; 230 repliche, decine di città, sempre la valigia in mano, ma io mi diverto. E' un mondo nuovo per me e, almeno nei primi mesi, la nostalgia non mi assale.
Ma poi, a poco a poco, sento il bisogno di stare con mio padre, con le mie sorelle, con il mio cane e i miei gatti... comincio a sentire il bisogno di un focolare, di radici... Capisco di essere un albero e che forse quella professione non fa per me! Ma per il momento questo pensiero lo tengo stretto nel mio cuore.
Ogni sera resto dietro le quinte a bere ogni battuta come un unguento... osservo il mio Maestro fare ogni sera la stessa cosa eppure è ogni sera diversa. Sembra che nessun'altro si accorga della sua immensa bravura, forse abituati, forse assuefatti. Come si fa ad assuefarsi al genio???
Ed io sono li, accanto ad un Attore vero.
Avevamo un paio di scene insieme. Io facevo la parte di sua nipote (ma non andate a cercare sul testo... la mia parte è stata ampliata e in pratica "inventata" dal regista e da lui) e in una scena in particolare Riccardo III insegna alla sua nipotina preferita a tirare di scherma.
Quella sera, non ricordo in che città fossimo, Giorgio si accorge che in terza fila un signore, gettata la testa all'indietro, dorme della grossa. Interrompe la lezione di scherma, mi prende per mano e mi accompagna al proscenio. Mi indica l'uomo, mi guarda e mi dice: "Lo svegliamo?". Io furbetta e cattivella gli rispondo: "Si, svegliamolo!!!". Come pazzi scatenati cominciamo a saltare e urlare e il poveretto salta sulla sedia svegliandosi di soprassalto.
Alla fine dello spettacolo, nei camerini, io ancora eccitata per l'accaduto, Giorgio viene da me e mi dice: "Brava, sapevo che con te una cosa del genere potevo farla. Sei una vera attrice!".
E' stato un anno duro e faticoso. Non solo lo spettacolo tutte le sere, gli spostamenti e il resto... ma anche studiavo per poter poi dare gli esami da privatista a giugno. Ho fatto tutto da sola.
Sono davvero orgogliosa per tutto quello che ho fatto in quell'anno (era il 1984!!!), non solo per la serietà e l'impegno che ho messo in quello che ho avuto l'onore di fare, ma anche perchè. diamine, avevo solo 15 anni ed ero lontana da casa, lontana dagli affetti e dal calore di una famiglia.
Per fortuna che c'era Giorgio, il mio dolce Padre Putativo per quell'anno.
A Milano, al Teatro Manzoni, la Tournee si esauriva.
Lo spettacolo non era più quello di Verona; con il tempo si era evoluto, era migliorato. Tutti eravamo cresciuti stando accanto ad un grande attore e uomo come Giorgio Albertazzi e i saluti, nonostante la mia grande voglia di ritornare a casa, sono stati molto dolorosi.
Al termine dell'ultima rappresentazione, Giorgio ha presentato al pubblico ad uno ad uno tutti gli attori della compagnia. Per tutti ha avuto una parola d'affetto e una battuta di spirito. Quando è arrivato a me, mi ha accompagnata in mezzo al palco e ha detto: "Questa è la mascotte della compagnia, è la più giovane. Quando ha cominciato era una ragazzina, adesso è un po' cresciuta. Ricordate il suo nome, perchè sentirete ancora parlare di lei".
Ho vissuto molte vite in questa vita, ho cambiato spesso strada e direzione ma sono sempre stata convinta che il periodo più bello, più intenso e più formativo l'ho vissuto in quello straordinario anno di lavoro con Albertazzi.
Ho continuato a frequentarlo e a sentirlo per molti anni, anche dopo. A lui ho confidato i miei dubbi quando a vent'anni sono tornata a Roma per tentare di nuovo la carriera di attrice, a lui ho confidato la mia natura arborea e il bisogno di radici e lui mi ha compreso anche se era dispiaciuto, l'ho consultato quando ho avuto dubbi sulla scelta dell'Università, mi ha consolata quando è morto mio padre... Quando mi sono fidanzata gli ho presentato Roberto e quando mi sono sposata l'ho invitato al matrimonio anche se lui, per motivi di lavoro, non è potuto venire.
Lui conosceva di me molte cose e credo, spero, mi volesse bene.
L'ultima volta che l'ho sentito al telefono sarà stato dieci anni fa circa, in occasione del suo matrimonio con Pia, poi non l'ho più sentito.
Per me era come fosse immortale e adesso che non c'è più mi è venuta a mancare una colonna.
Giorgio è stata la prima persona che abbia davvero creduto in me e nelle mie capacità, che mi abbia spinta ad eccellere in tutto quello che faccio e questa spinta mi è rimasta dentro. Se faccio una cosa voglio farla al meglio e questo me l'ha insegnato lui.
Conserverò per sempre questa foto con la sua dolcissima dedica: "A Franceschina, mia figlia d'arte".
Addio Maestro... e grazie davvero per tutto quello che mi hai dato.
Un bacio ovunque tu sia
Franceschina
Un abbraccio grande.........tanti baci😍❤️
RispondiEliminaCiao Simo... un bacio anche a te!
EliminaFrancesca
Ma che bel racconto Francesca ti abbraccio! Chissa che emozioni stai provando!
RispondiEliminaPerò tra parentesi tra tutte queste vite che hai io spero ci sarà un giorno spazio per un bel libro autobiografico con la copertina disegnata da te!
Con tanto affetto!
Qualche anno fa avevo cominciato a scrivere qualcosa. Era semiseria, a dire il vero, mi prendevo molto in giro e mi ero divertita un sacco a scriverla. Ma mi sono fermata a vent'anni...
EliminaUn abbraccio
Francesca
C'è tempo! Adesso hai la scuola poi non escluderlo!
EliminaSuper racconto! !!Grazie!
RispondiEliminaGrazia Lorenza. E' il racconto di un'altra vita che quasi sento estranea a me, come se quella ragazzina in fondo, non fossi io!
EliminaUn abbraccio
Francesca
Avevi tutta questa bella storia dentro e non l'avevi mai raccontata !!! E' una storia troppo bella e troppo importante !!! Grazie!!!
RispondiEliminaP.S. Io c'ero per l'Independence Day!!! Scusa non ho citato riferimenti al blog condiviso perché andavo troppo di corsa, lo farò appena ho un po' di tempo ... Buona giornata!!!
Si, la tenevo dentro di me. Ho amato molto Albertazzi, gli ho voluto davvero bene e adesso che non c'è più, sono riaffiorati tutti, ma proprio tutti, i ricordi della nostra amicizia.
EliminaUn bacio
Francesca
Cara Francesca,
RispondiEliminacome sempre ti leggo e seguo con interesse ed affetto, ma questo tuo post mi ha letteralmente incollato davanti allo schermo, e per tre volte ho ripetuto la lettura.
Tutti noi abbiamo avuto episodi sensazionali, e tutti noi abbiamo certamente aneddoti stupefacenti da raccontare, ma...questo tuo anno raccontato in poche righe è l'esaltazione delle opportunità che la Vita ti abbia voluto donare.
Certamente mi riferisco alla possibilità di girare per l'Italia, di conoscere persone e storie distanti dalla tua, di esprimerti nella recitazione, di essere accolta da un Maestro di tale spessore, ma...
...ma la cosa che più mi ha colpito è stato questo tuo passaggio: "a lui ho confidato la mia natura arborea e il bisogno di radici..."
Natura arborea, bisogno di radici: questo concetto mi ha rapito.
Da anni tento di esprimere con poche parole quell'aspetto/bisogno di essere felicemente radicato in un luogo o nel mio modo di essere in tale luogo.
Io parlo sempre di radice fittonante lunghissima, ma la Natura Arborea è assai più adatta anche per me.
Ti ringrazio di questa tua condivisione, delle foto, ed anche di questo concetto che hai messo anche a mia disposizione.
Grazie, grazie...grazie.
A.A.
Se non fosse stato proprio per questa "natura arborea" sicuramente sarei diventata un'attrice di teatro e avrei di nuovo lavorato con lui. Sai, aveva in mente di fare la regia di "Giulietta e Romeo" e io sarei dovuta essere Giulietta...
EliminaOgni tanto ci penso e ho un piccolo brivido. Mi è capitato spesso di pensare che se avessi tenuto duro, se avessi continuato chissà adesso dove sarei ma... alla propria natura non si può mentire. Non si può dire che non ci abbia provato! Ho frequentato la Bottega di Gigi Proietti, ho fatto gli esami di ammissione all'Accademia di Arte Drammatica a Roma, ho fatto altri svariati corsi ma poi... sono ritornata alla mia casa, ed era quello che desideravo.
Oggi, che ho il mio casolare in campagna, la mia famiglia, il piccolo pezzo di terra e albe e tramonti che mi tolgono il respiro penso di avere davvero fatto la scelta giusta.
Non mi pento di nulla e non rimpiango nulla. Sono felice e grata per quell'esperienza ma avrei sofferto troppo a fare l'attrice di teatro, sempre in giro, sempre con la valigia pronta, senza una casa vera, senza quelle radici che per me sono vita e nutrimento.
Un abbraccio e grazie a te per le tue parole
Francesca
per me restare senza parole è difficile....i miei figli dicono quasi impossibile, ma qua ci sono rimasta perchè mi sono commossa (...altra mia prerogativa, la commozione e il nodo in gola che arriva...) pensando a te ragazzina, a questo grande uomo che ti ha tenuto per mano, al coraggio che, comunque, hai avuto nello scegliere la tua vera strada.
RispondiEliminaE sei sei cosi' come sei, Checca, è anche per questa meravigliosa ed arricchente esperienza che hai vissuto.
Perchè sei davvero una grande quercia, uno degli alberi che amo di più: radici ben salde nel terreno, rami che si innalzano verso il cielo, piene di foglie e di uccelli che cantano, mentre vi fanno il nido.
un abbraccio e tutto l'amore del mondo
lela
Francsca cara, che storia meravigliosa! Adoravo anzi, adoro Albertazzi.
RispondiEliminaHai scritto una fiaba bellissima.
Che esperienza.... Un abbraccio
Susanna
Quante belle avventure hai vissuto e quante altrettanto meravigliose ti aspettano...sei speciale e non fare finta di non saperlo.valentina
RispondiEliminagrazie per aver condiviso con noi questa parte della tua vita, lo conoscevo solo come attore e non immaginavo che potesse essere una così bella persona, mi sono commossa. Un abbraccio
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